
Squalifica Sinner, annuncio terribile: tennis sotto choc - Siracusasport.it (screen Youtube)
Manca sempre meno al rientro ufficiale di Jannik Sinner sui campi da gioco, ma l’aria attorno al numero uno del mondo continua a essere carica di tensione.
Nonostante l’azzurro si stia preparando per gli Internazionali d’Italia e il successivo Roland Garros, dove arriverà ancora da leader del ranking ATP, le scorie del caso Clostebol non si sono ancora dissolte. La squalifica patteggiata di tre mesi con la WADA, il lungo silenzio mantenuto dall’altoatesino e le modalità con cui è stata gestita la vicenda hanno lasciato strascichi pesanti, alimentando dibattiti tra addetti ai lavori, media e colleghi. Invidia, sospetti o semplice mancanza di chiarezza? Fatto sta che il caso Sinner è ormai diventato un terreno di scontro anche a livello politico all’interno del tennis.
Il paradosso è che Sinner, pur fermo ai box per mesi, ha consolidato la sua leadership, beneficiando anche degli stop forzati di rivali diretti come Carlos Alcaraz e della mancata esplosione definitiva di Alexander Zverev. Così, alla vigilia della stagione sulla terra rossa, il nome di Sinner resta il più caldo, nel bene e nel male. E forse proprio questa superiorità ha riacceso una certa invidia nel circuito, portando a nuove frecciate nemmeno troppo velate. Tra chi ha rilanciato il dibattito sul caso Clostebol c’è anche un campione che non ha mai nascosto le sue opinioni taglienti.
Caso Clostebol, frecciata di Wawrinka: “Fa male al tennis”
A riaprire il fronte delle polemiche è stato, di nuovo, Stan Wawrinka, che ai microfoni di Eurosport ha espresso un giudizio molto duro sul modo in cui è stata trattata la positività di Sinner. Cosa c’è di sbagliato nel caso Sinner? Mah, il modo in cui è stato gestito, la comunicazione. Il fatto che non si sia saputo qualcosa fin dall’inizio. In questo modo si toglie credibilità a quello che succede – ha dichiarato il campione svizzero.

Wawrinka, che aveva già criticato pubblicamente la gestione dell’intera vicenda con un tweet molto severo nei mesi scorsi, ha rincarato la dose: “Abbiamo visto in passato giocatori sospesi per due anni solo perché si sono dimenticati di comunicare un indirizzo. Qui invece si è gestita la cosa in modo diverso, e secondo me questo fa male al tennis”. Non solo, secondo l’ex vincitore di tre Slam, il problema va oltre il singolo caso: “Alla fine ci si chiede quale battaglia si sta cercando di vincere. Se si cercano davvero i giocatori positivi o si riduce tutto ad avere un avvocato bravo che ti fa uscire nel miglior modo possibile”.