Tre mesi di silenzio, riabilitazione e allenamenti a porte chiuse. Eppure, anche stando lontano dai campi, Jannik Sinner ha continuato a dominare, nel bene o nel male.
Nessun titolo da difendere, nessun torneo da giocare, ma ancora lassù, in cima alla classifica ATP, mentre gli altri provavano – invano – a strappargli il trono. E così, tra febbraio e aprile, il tennis ha scoperto che l’unico vero dominatore era l’assenza di Sinner. Nemmeno Carlos Alcaraz e Alexander Zverev, i più accreditati rivali, sono riusciti a capitalizzare la lunga sosta forzata del numero uno al mondo. Lo spagnolo ha ritrovato un guizzo a Monte Carlo, conquistando un titolo che sembrava rilanciarlo. Ma è inciampato subito dopo a Barcellona, battuto da un Rune rinato.
Zverev, invece, ha vinto a Monaco di Baviera, ma anche lui non è riuscito ad affondare il colpo nei grandi tornei americani, da Indian Wells a Miami, dove avrebbe potuto guadagnare punti preziosi. La realtà è che nessuno, pur giocando, ha fatto più rumore dell’altoatesino squalificato. Il circuito si è mosso, ha macinato partite e trofei, ma ha perso qualcosa in termini di fascino, pathos, aspettative. Perché l’assenza di Jannik, in fondo, non è solo una questione di ranking: è una questione di identità. Il tennis ha bisogno della sua presenza. Lo dicono anche – e soprattutto – i rivali.
Squalifica Sinner, la confessione di Alcaraz: “E’ un peccato”
A confermarlo, senza mezzi termini, è proprio Carlos Alcaraz. Intervistato da Sky Sport a margine dei Laureus Awards, il talento spagnolo ha ammesso che l’assenza del rivale ha lasciato un vuoto importante nel circuito. Alla fine è un peccato che Jannik sia rimasto fuori – ha detto – ovviamente lui è il numero uno, è uno dei migliori giocatori al mondo, per non dire il migliore. Parole che pesano, soprattutto perché arrivano da chi ha provato, settimana dopo settimana, a prendere il suo posto in classifica e nel cuore del pubblico.
Averlo fuori è complicato per il tennis, per i tornei, per i giocatori – ha aggiunto Alcaraz – perché ci permette di dare il 100%. La nostra è una rivalità che non c’è stata per qualche mese, ma la verità è che presto l’avremo di nuovo. Poi l’asturiano, alle prese con l’infortunio all’adduttore, ha lasciato spazio a un pizzico di nostaliga: “Spero di poter giocare di nuovo contro di lui e che potremo continuare a goderci il nostro tennis”. Tra i due infatti non c’è solo una rivalità sportiva, ma anche profonda stima reciproca.